La Conversione di San Paolo (detta anche Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tela di 230x175 cm, realizzato nel 1601 dal pittore italiano Caravaggio.
L'opera venne commissionata da Monsignor Tiberio Cerasi a Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio per la località lombarda che gli dette i natali.
Il quadro è oggi conservato nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Cosa piuttosto insolita, sotto al dipinto è stata scoperta un'opera completamente diversa, che potrebbe essere o un'opera precedente o, più probabilmente, una prima elaborazione del soggetto, trasformata poi radicalmente nel corso dell'esecuzione.
Il 24 settembre 1600 Caravaggio fu infatti incaricato da Monsignor Cerasi di dipingere due quadri che raffigurassero il prodigio della conversione di San Paolo e la crocifissione di San Pietro.
Come era più volte capitato, Caravaggio presentò una prima redazione della Conversione di San Paolo, che fu però rifiutata dall'Ospedale della Consolazione.
Non è stato tramandato il motivo che ha portato al rifiuto della prima versione, tuttavia in pochissimo tempo Caravaggio si accinse a reinterpretarla realizzando una nuova opera alleggerita dalla concitazione dilagante, presente nella prima versione del dipinto.
La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo (descritto in Atti 26, 12-18), in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone.
Sono presenti nella scena del dipinto un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all'intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo.
In quest'opera Caravaggio adotta l'iconografia della luce accecante e l'assenza di Cristo.
Secondo alcuni studiosi l'artista lombardo fece questa scelta perché il committente lo aveva esortato a rispettare l'ortodossia, dipingendo ciò che era stato scritto negli Atti degli Apostoli.
Secondo altri, Caravaggio decise di non dipingere Gesù perché non voleva che nei suoi quadri ci fossero figure divinizzate (Cristo era già risorto quando San Paolo si converte), in quanto ciò sarebbe andato contro il realismo a cui Caravaggio mirava.
Un altro importante dettaglio da rilevare è che Caravaggio dipinge un Saulo accecato (a riguardo, Longhi rimanda alle pupille cieche dei busti romani).
Röttengen afferma che questa soluzione è estremamente moderna perché allude a un dramma che si svolge nell'intimo dell'uomo, che allarga le braccia come segno di estrema dedizione al Cristo.
Alcuni critici hanno ironicamente soprannominato il dipinto la "Conversione del Cavallo".
Infatti, il cavallo occupa una parte rilevante del dipinto, delineando anche in questa scelta il carattere innovatore della pittura caravaggesca, in quanto le norme paleottiane prescrivevano di non porre al centro della rappresentazione artistica un animale o elementi secondari.
Calvesi ritiene che la scelta del Caravaggio di porre al centro del dipinto il cavallo sia stata fatta per simboleggiare l'irrazionalità del peccato (basti pensare al mito del carro e dell'auriga di Platone).
Il palafreniere quindi rappresenterebbe la Ragione.
La luce è invece il simbolo della Grazia divina che irrompe nelle tenebre del peccato, rappresentato nell'opera dal fondo scuro.
Il fondo nero del quadro di Caravaggio, oltre ad avere una funzione simbolica, si presta poi in modo eccelso a far risaltare i volumi plastici dei personaggi e in particolare del cavallo.
Invitiamo tutti coloro che ne hanno la possibilità ad apprezzare dal vero questo splendido dipinto, esposto nella Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.




























